Il sindaco di Cariati continua, affannosamente, a scaricare su altri, i soliti che “hanno amministrato in passato”, tutta la propria incapacità , ormai certificata, nel (mal) gestire il comune di Cariati.
E, invece di essere conseguente con il proprio fallimento e rassegnare le dimissioni da una carica che ha dimostrato di non saper affatto esercitare, cerca di continuare con la faccia tosta che si ritrova, a prendere per i fondelli i Cittadini di Cariati, convinta come è che a lei tutto è concesso e che lei tutto può fare.
Imputare il proprio fallimento politico e amministrativo ad una “illegittima” dichiarazione di dissesto, da lei, del resto, fortemente voluta, dimostra, semmai ci fosse ancora il bisogno, che oltre che per il pennacchio, fare il sindaco e saper amministrare una Comunità non è cosa sua.
Infatti, un sindaco capace, dovrebbe sapere e, soprattutto dovrebbe non mentire ai propri concittadini, che con la dichiarazione di dissesto il comune riparte da una nuova gestione finanziaria e che tutti i debiti accumulatisi nel tempo vengono affidati alla gestione di un organismo di liquidazione. Quindi, questa disamministrazione avrebbe dovuto saper gestire oculatamente il bilancio, mettendo in pratica quanto sbandierato sui palchi. Invece, come sempre, il sindaco predica bene e razzola male e, in soli 4 anni dal 2017 al 2021, è stato capace di creare uno squilibrio di bilancio per circa 20 milioni di euro. Il tutto con l’aggravante di non aver avuto la capacità di realizzare nulla, e sottoscrivo nulla, di positivo per la collettività .
Per quanto riguarda il provvedimento, assai sommario, della Corte dei Conti, tra l’altro già oggetto di opposizione, mi preme evidenziare una serie di macroscopiche incongruenze sulle quali sono disponibile sin da subito a confrontarmi con il sindaco di Cariati o con chiunque abbia interesse a farlo.
La Corte dei conti non è voluta entrata nel merito della dichiarazione di dissesto del 2016 e della effettiva sussistenza delle condizioni previste per la declaratoria dello stesso. Se lo avesse fatto, di certo avrebbe dovuto disapplicare quella delibera in quanto totalmente illegittima e contro legge!
La normativa in materia di dissesto finanziario degli enti locali e le indicazioni ministeriali stabiliscono, infatti, che nella procedura di dissesto vada considerato solo ed esclusivamente l’indebitamento pregresso e, cioè, “la sommatoria del disavanzo di amministrazione risultante dal conto consuntivo dell’ultimo esercizio precedente il dissesto (anno di riferimento 2015) e dei debiti fuori bilancio, verificatisi prima dell’anno di riferimento del dissesto (prima del 2016), riconoscibili in quanto rispondenti ai fini istituzionali dell’ente locale”.
Tenendo conto di quanto previsto dalla legge, cosa assai rara negli ultimi 5 anni al comune di Cariati, l’entità reale del dissesto è di circa 9 milioni di euro e non certo di 31,5 milioni come il sindaco di Cariati, mentendo spudoratamente, continua a sbandierare.
Relativamente alla mia posizione, del tutto marginale avendo ricoperto la carica di semplice consigliere comunale, non si rinviene negli atti oggetto di contestazione alcuna colpa grave che avrebbe potuto portare ad una mia anche minima responsabilità nell’aver causato il dissesto del comune di Cariati. Così come, è noto a tutti, che non ho mai percepito alcuna indennità o compenso o altro emolumento dal comune di Cariati e, nonostante abbia prodotto la documentazione comprovante tale evidente situazione, sono stato, stranamente, condannato a restituire quanto “spettante e percepito”, ovvero 501,00 €.
Potrei continuare ad elencare motivi per i quali resto fiducioso dell’esito di tale procedimento contabile. Una cosa però è certa, in attesa dell’esito definitivo del giudizio, il sindaco di Cariati avrebbe fatto meglio a tacere o a riportare correttamente la notizia senza stravolgerne i contenuti per meri fini di audience personale o per spargere veleno e tentare di demolire, come da sempre fa, chi intralcia la propria strada. Ciò, anche e soprattutto, in considerazione dei ben più noti ed acclarati fatti di cui la stessa è chiamata a rispondere davanti all’autorità giudiziaria.