7 gen 2021

Documento per la riapertura dell'Ospedale di Cariati inviato a tutti i Comuni del territorio per l'approvazione


Oggi ho trasmesso ai protocolli dei Comuni di Bocchigliero, Calopezzati, Caloveto, Campana, Cirò, Cirò Marina, Corigliano-Rossano, Cropalati, Crosia, Crucoli, Longobucco, Mandatoriccio, Paludi, Pietrapaola, Scala Coeli, Strongoli, Terravecchia, Torre Melissa, Umbriatico, un documento relativo alla riapertura dell'Ospedale di Cariati da sottoporre ad adozione del Consiglio comunale.

 

Ai Sindaci e ai Presidenti del consiglio comunale dei comuni del territorio di riferimento dell’Ospedale di Cariati ho chiesto di deliberare in tempi brevissimi e di trasmettere il deliberato al Commissario ad acta della Sanità Calabrese, dott. Guido Longo.

Ciò in considerazione di quanto disposto dal decreto Calabria bis, convertito in legge nei giorni scorsi, che prevede all’articolo 3, comma 2, che entro 60 giorni dall’entrata in vigore il Commissario ad acta per la sanità calabrese adotti il Piano triennale di ristrutturazione della Rete ospedaliera e  della Rete dell’emergenza urgenza.

È solo attraverso l’adozione di questo strumento programmatorio che Cariati può ritornare ad essere un ospedale e che, quindi, non si può sprecare nemmeno un secondo di tempo poiché vanno intraprese tutte le iniziative necessarie affinché si faccia comprendere l’importanza della struttura di Cariati all’interno della rete ospedaliera regionale.

Questo il testo del documento:

 

IL DOCUMENTO INVIATO AI COMUNI DA SOTTOPORRE AD APPROVAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE


L’Ospedale V. Cosentino di Cariati è entrato in funzione nel 1978 ed è rimasto in attività fino al 2010 quando, con il DPGR 18/2010, il commissario per il piano di rientro dal deficit sanitario della regione Calabria, per scelte esclusivamente politico – demagogiche, decise di chiudere l’ospedale di Cariati insieme ad altre 17 strutture della nostra Regione.

L’ospedale di Cariati, che ha sempre offerto negli anni servizi sanitari eccellenti, aveva prima della sua chiusura 62 posti letto e costava al servizio sanitario regionale calabrese circa 7 – 8 milioni di euro all’anno. Il tasso di occupazione della struttura era dell’81,46%, a fronte di una richiesta minima del 75%, e i costi venivano interamente coperti da una produzione ospedaliera che riusciva addirittura a far chiudere i bilanci in attivo.

Il solo reparto di ostetricia e ginecologia, nel quale nascevano più di 500 bambini ogni anno, produceva DRG (raggruppamenti omogenei di diagnosi – unità di misura della produzione delle strutture ospedaliere) per oltre 1,5 milioni di euro. Il tutto con due medici e personale paramedico ridotto, con numeri ampiamente maggiori rispetto ad altre strutture della nostra regione che avevano comunque a disposizione dotazioni organiche completamente diverse.

La scelta del commissario per il piano di rientro dal deficit sanitario della regione Calabria, ha lasciato il nostro territorio senza alcuna copertura sanitaria e, di conseguenza, ha privato oltre 100 mila cittadini di quel diritto alla cura e alla salute sancito dalla Costituzione della Repubblica.

Nessuno dei commissari governativi inviati dallo stato in Calabria in questi 10 anni ha mai voluto sentir parlare di riapertura dell’Ospedale di Cariati. Tutti hanno sempre messo davanti a quel diritto sacrosanto i conti della sanità, che a dire loro, rappresentanti dello stato, erano più importanti della vita delle persone.

Con il DPGR 18/2010 la Regione Calabria, dopo un'attenta ricognizione con relativa analisi dei consumi e della produzione ospedaliera ha definito il fabbisogno di assistenza della popolazione tenendo conto dell'appropriatezza clinica, organizzativa e di efficienza del processo produttivo alla luce di quanto previsto dal Patto della Salute, dell'analisi epidemiologica del proprio contesto, della sicurezza degli ospedali e delle condizioni orografiche e tempi di percorrenza, ha avviato il riordino della capacita recettiva di ciascuna Azienda.

Nel territorio della Sibaritide è stato istituito lo Spoke Corigliano-Rossano, articolato in due stabilimenti, e sono stati soppressi gli Ospedali di Trebisacce e di Cariati. Tale decisione ha però ridotto notevolmente i LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, che sono scesi al di sotto dell’uno per mille abitanti. A fronte di questa razionalizzazione, i LEA nell’area della Sibaritide si sono ridotti notevolmente e sono divenuti i più bassi dell’intera Regione Calabria. Con il DCA 64/2016 allo Spoke Corigliano – Rossano sono stati assegnati sulla carta 273 Posti letto di cui 225 per Degenza Ordinaria. Nello stesso DCA si legge che i Posti letto (HSP 12 anno 2015) al 17 febbraio 2016 sono 238 di cui 180 per degenza ordinaria. Tenendo in considerazione questi dati la percentuale di LEA nella Sibaritide al Febbraio 2016 sarebbe di LEA Acuti 0,93 e di LEA Post Acuti 0. Ad oggi i posti letto disponibili nello Spoke Corigliano – Rossano sono ancora inferiori.

Pertanto, risulta inaccettabile che ad un territorio così vasto vengano assegnati meno di 200 posti letto per mille abitanti a fronte di una previsione normativa di almeno 580 posti per Acuti e nessun posto letto per Post acuti a fronte di una previsione normativa di 135 per Post acuti.

Ad oggi, la situazione organizzativa contrasta fortemente con le previsione degli atti prodotti dai vari Commissari e dai Direttori Generali delle ASP. Infatti, ci sono comuni dell’entro terra che impiegano più di un’ora per raggiungere lo Spoke di Rossano-Corigliano e ciò, contrasta con le previsioni normative sulla sicurezza degli ospedali e delle condizioni orografiche e tempi di percorrenza per raggiungere questi ultimi. Chi ha redatto quei piani di certo non ha tenuto in considerazione la realtà territoriale della Sibaritide e la tutela del diritto alla salute per questo territorio.

L’ Ospedale di Cariati, che è l’unica struttura ubicata direttamente sulla SS 106, si presenta ancora oggi, a 11 anni dalla chiusura in buonissime condizioni di conservazione generale con impianti funzionanti ed in attività che vengono manutenuti con regolarità (l’impianto di riscaldamento, la rete di distribuzione dell’Ossigeno in tutte le stanze di degenza e la presenza di climatizzatori per il fresco quasi ovunque; la rete elettrica è collegata ad un gruppo di continuità).

La struttura ha una superficie complessiva di 13000 metri quadrati.

L’investimento finanziario utile quindi alla riattivazione dell’Ospedale di Cariati sarebbe minino rispetto ai servizi sanitari che potrebbe offrire ad una vastissima utenza oggi privata di ogni tipo di garanzia del diritto alla salute.

Il decreto Calabria bis, convertito in legge nei giorni scorsi, prevede all’articolo 3, comma 2, che entro 60 giorni dall’entrata in vigore il commissario ad acta per la sanità calabrese adotti il piano triennale di ristrutturazione della rete ospedaliera e dell’emergenza urgenza.

Solo attraverso l’adozione di questo strumento programmatorio che Cariati può ritornare ad essere un ospedale e che, quindi, non si può sprecare nemmeno un secondo di tempo poiché vanno intraprese tutte le iniziative necessarie affinché si faccia comprendere l’importanza della struttura di Cariati all’interno della rete ospedaliera regionale.

Pertanto, è necessario che tutti i Comuni del territorio di riferimento dell’Ospedale di Cariati adottino in tempi brevissimi un deliberato con il quale chiedere al Commissario ad Acta per la Sanità calabrese ed al Ministro della Salute il reinserimento dell’Ospedale di Cariati all’interno della rete regionale ospedaliera per acuti ed in quella dell’emergenza urgenza.

Questa scelta programmatoria che dovrà essere compiuta nei prossimi giorni rappresenta l’ultima possibilità di riattivazione dell’Ospedale di Cariati.

In considerazione di quanto suddetto e premesso che,

a seguito della situazione emergenziale del momento, sono emerse all’attenzione nazionale tutte le inefficienze della già disastrata Sanità pubblica calabrese e, in particolare, l’assoluta inadeguatezza dell’offerta sanitaria sui territori del basso ionio cosentino e dell’alto crotonese;

da mesi ormai, i Cittadini dei territori del basso ionio cosentino e dell’alto crotonese chiedono a gran voce a chi di competenza di attivarsi per la riapertura dell’Ospedale di Cariati;

Considerato che, il decreto Calabria bis, decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, convertito in legge nei giorni scorsi, prevede all’articolo 3, comma 2, che entro 60 giorni dall’entrata in vigore il Commissario ad acta per la Sanità calabrese adotti il piano triennale di ristrutturazione della rete ospedaliera e dell’emergenza urgenza e che quindi, occorre ribadire, ancora una volta e mai come in questo momento, con atti istituzionali concreti la necessità di riorganizzare l’offerta sanitaria sul territorio calabrese ed in particolare sui territori del basso ionio cosentino e dell’alto crotonese con l’inserimento immediato dell’Ospedale di Cariati nella rete ospedaliera regionale per acuti e dell’emergenza urgenza.

Tanto premesso e considerato,

Il Consiglio Comunale di……………………., con voti…….

DELIBERA

Di chiedere al Commissario ad acta per la Sanità calabrese, dott. Guido Longo, di voler inserire in sede di redazione del Piano triennale di ristrutturazione della Rete ospedaliera e nella Rete dell’emergenza urgenza, previsti dall’art. 3, comma 2, del decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150 , coordinato con la legge di conversione 30 dicembre 2020, n. 181 recante “Misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della Regione Calabria e per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario”.

Di dichiarare con separata votazione il presente atto immediatamente eseguibile ai sensi dell’art. 134, comma 4, del d.lgs 267/2000.

 

Mi auguro che tutti i Comuni del Territorio adotteranno questo documento.

6 gen 2021

Ma i disamministratori di Cariati ci sono o ci fanno?

La domanda nasce spontanea poiché sono passati la bellezza di 32 giorni dal consiglio comunale di Cariati, convocato con urgenza e come sempre dai consiglieri comunali di minoranza, per discutere un unico punto all’ordine del giorno “Emergenza sanitaria - riapertura immediata ex ospedale di Cariati” ed ancora non si è trovati il tempo materiale di scrivere e pubblicare la delibera del consiglio stesso.

Delibera, i cui contenuti non erano stati condivisi da noi consiglieri di minoranza, che, comunque, sarebbe dovuta essere stata inviata con urgenza al commissario straordinario Longo e al ministro della salute Speranza.

Ad oggi non si ha, purtroppo, nessuna notizia della stessa e nessuna notizia di quali iniziative stiano portando avanti i disamministratori di Cariati sulla questione sanità riapertura ospedale di Cariati.
Eppure i tempi sono ristrettissimi considerato che il decreto Calabria bis, convertito in legge nei giorni scorsi, prevede all’articolo 3, comma 2, che entro 60 giorni dall’entrata in vigore il commissario ad acta per la sanità calabrese adotti il piano triennale di ristrutturazione della rete ospedaliera e dell’emergenza urgenza.

Ricordo a tutti che solo attraverso l’adozione di questo strumento programmatorio che Cariati può ritornare ad essere un ospedale e che, quindi, non si può sprecare nemmeno un secondo di tempo poiché vanno intraprese tutte le iniziative necessarie affinché si faccia comprendere l’importanza della struttura di Cariati all’interno della rete ospedaliera regionale.

La mancata pubblicazione della delibera dello scorso 4 dicembre è, pertanto, inaccettabile proprio perché sarebbe dovuta servire a chiedere al commissario Longo, con un atto istituzionale forte, di reinserire Cariati nella rete degli ospedali regionali per acuti. La stessa delibera sarebbe dovuta essere stata fatta propria da tutti i comuni di riferimento dell’ex ospedale di Cariati che avrebbero dovuto deliberare e rafforzare, quindi, tale richiesta.

Tutto ciò non è stato ancora fatto e qualcuno dei disamministratori, a cominciare dal presidente del consiglio comunale, dovrebbe darne spiegazioni ai Cariatesi.

Domani mattina, atteso questo sonno continuo in tema sanitario di tutti i disamministratori di Cariati, chiederò a tutti i consigli comunali del territorio di approvare con un urgenza una delibera di consiglio con la quale chiedere al commissario di Longo che in sede di redazione del piano triennale di ristrutturazione della rete ospedaliera e dell’emergenza urgenza inserisca anche l’ex ospedale di Cariati.

È l’unica e l’ultima speranza che abbiamo e che non può essere assolutamente sprecata.
Le condizioni ci sono tutte e non sono mai state così favorevoli.

31 dic 2020

Consiglio comunale di Cariati svilito e inadeguato a rappresentare gli interessi dei Cariatesi

Si è tenuto questa mattina il consiglio comunale di Cariati convocato in via “urgente” l'ultimo giorno dell'anno per discutere il solo punto all’ordine del giorno “conferma delle tariffe per l’applicazione della tassa sui rifiuti (TARI) – anno 2020 e piano economico e finanziario”.

Un punto importate portato in consiglio all’ultimo giorno utile e senza alcuna possibilità di approfondimento o di modifica dello stesso da parte di una maggioranza che continua a dimostrare tutta la propria arroganza politica e il proprio menefreghismo di fronte ai tanti problemi che la nostra comunità sta vivendo.

Oltre ai soliti numeri farlocchi contenuti nella proposta di delibera sottoposta al consiglio e sui quali nessuno della maggioranza ha saputo dare chiarimenti o voluto fare correzioni, non si è inteso inserire nessun provvedimento di aiuto in favore delle categorie produttive della nostra comunità che a causa del COVID sono state costrette a chiudere le attività per molti mesi e che continuano ad essere ancora oggi in forte sofferenza economica.

Così come nessuno sconto ai Cittadini cariatesi è stato applicato nonostante per i primi 6 mesi dell’anno siano stati costretti ad avere le case e le strade invase dalla spazzatura che non veniva raccolta.

Eppure, il legislatore nazionale ha consentito di poter attuare politiche di aiuto che in questo momento di difficoltà avrebbero dato un segnale incoraggiante ed importante per moltissimi nostri concittadini.

Dal piano finanziario approvato oggi dalla sola maggioranza si evince che i costi per il servizio di raccolta rifiuti, nonostante la tanto sbandierata differenziata che avrebbe dovuto portare risparmi per i cittadini, sono aumentati negli ultimi 2 anni di circa il 20% passando da 1 milione 145 mila euro a 1 milione 343 mila.

Oggi si è avuta l’ennesima conferma dell’assoluta inadeguatezza di questa maggioranza e di questo consiglio comunale, nel quale si vota il più delle volte senza nemmeno sapere ciò che viene sottoposto a votazione, ad operare nell’interesse collettivo di Cariati dei Cariatesi.

5 dic 2020

Il Consiglio comunale di Cariati sembra una puntata di "Scherzi a Parte"

Il Consiglio comunale di Cariati convocato per oggi dalla minoranza per discutere della riapertura dell'ospedale di Cariati, si è concluso, come sempre accade, con posizioni differenti tra i vari gruppi consiliari presenti in consiglio comunale. 

E' evidente ormai che le posizioni in tema sanitario siano opposte ed inconciliabili e che il sindaco e la maggioranza che lo sostiene continuino a giocare su un tema di vitale importanza per tutto il territorio. 

Per sfuggire dalla necessaria unità che si dovrebbe avere in questo periodo cruciale per le sorti del nostro ospedale, si mettono in atto, come al solito, strategie politiche che servono solo a sviare i termini del confronto ed a non produrre atti concreti che servono, come mai prima, alla riapertura dell'ospedale. 

Di fronte a tali atteggiamenti, alle persone libere e, soprattutto, senza interessi in campo sanitario, non resta che proseguire tale battaglia senza tenere in considerazione l'istituzione che maggiormente sarebbe preposta ad esercitare il ruolo guida. 

Mi auguro che i cittadini che stanno da giorni lottando per portare all'attenzione dei decisori questa problematica, possano riuscire nell'impresa di riaprire l'ospedale di Cariati. 

Questo il mio intervento nel consiglio comunale di questa sera.




2 dic 2020

Mettere mano immediatamente alla rete ospedaliera regionale.

L’ospedale di Cariati aveva nel 2008 62 posti letto e costava al servizio sanitario regionale calabrese circa 7 – 8 milioni di euro all’anno. Il tasso di occupazione della struttura era dell’81,46%, a fronte di una richiesta minima del 75%, e i costi venivano interamente coperti da una produzione ospedaliera che riusciva addirittura a far chiudere i bilanci in attivo. 
Il solo reparto di ostetricia e ginecologia, nel quale nascevano più di 500 bambini ogni anno, produceva DRG (raggruppamenti omogenei di diagnosi – unità di misura della produzione delle strutture ospedaliere) per oltre 1,5 milioni di euro. Il tutto con due medici e personale paramedico ridotto, con numeri ampiamente maggiori rispetto ad altre strutture della nostra regione che avevano comunque a disposizione dotazioni organiche completamente diverse. 
Nonostante questi dati, che erano unici nel panorama sanitario regionale, il 2010 il commissario Scopelliti, per scelte esclusivamente politico – demagogiche, decise di chiudere l’ospedale di Cariati insieme ad altre 17 strutture della nostra Regione. Era facile per il commissario e per la pletora di dirigenti strapagati venuti dal nord calcolare su una cartina geografica i chilometri che distanziavano Cariati da Rossano, o da Crotone, o da Cosenza, senza tenere in alcuna considerazione il sistema infrastrutturale territoriale e, soprattutto, la strada statale 106. La scelta di Scopelliti & C., supportata anche da nostri concittadini, che come si ricorderà raccolsero firme a sostegno di quella scellerata decisione, lasciò il territorio senza alcuna copertura sanitaria e privò tutti i cittadini del nostro territorio di quel diritto alla cura e alla salute sancito dalla Costituzione della repubblica. 
Nessuno dei commissari governativi inviati dallo stato in Calabria in questi 10 anni ha mai voluto sentir parlare di riapertura del nostro ospedale. Tutti hanno messo sempre davanti a quel diritto i conti della sanità, che a dire loro, rappresentanti dello stato, erano più importanti della vita delle persone. 
Negli ultimi quattro anni, il palese conflitto di interesse di chi gestisce il nostro comune, ha impedito che si parlasse seriamente della riapertura dell’ospedale di Cariati. I compitini preconfezionati ponevano sempre la richiesta di una casa della salute che, per come dicono gli esperti, non serve assolutamente al territorio ed è in antitesi con la riapertura del nostro ospedale. Solo oggi, di fronte ad una concreta riapertura, qualcuno, con la faccia di bronzo che si ritrova, si ricorda di parlare anche di ospedale pubblico a Cariati. 
Sarebbe bastato trovare nel bilancio miliardario della sanità calabrese solo 8 milioni di euro. Eppure quei commissari inviati dallo stato a gestire la nostra sanità non hanno mai avuta la volontà di trovarli nei meandri di un bilancio che ogni anno eroga, però, in favore delle cliniche private della nostra regione oltre 250 milioni di euro. 
8 milioni e più sono gli euro che l’azienda sanitaria di Cosenza, guidata da tempo da commissari, per lo più amici degli amici, che difronte alla richiesta disperata del nostro territorio di riaprire l’ospedale pubblico, ha sempre fatto orecchie da mercante e poi, ahinoi, ha pagato a quei privati della sanità fatture per decine di milioni di euro per prestazioni di cui non vi è traccia all’interno dell’ASP. 
Un sistema collaudato di malaffare che, con la complicità di uno stato che attraverso i suoi commissari inviati in Calabria ha fatto finta di non vedere e non sapere, ha portato al tracollo la sanità calabrese. Uno stato che ha, però, di proposito penalizzato i cittadini che, in nome della tenuta dei conti, si sono visti cancellare il sacrosanto diritto alla cura. 
Sembra ora, con l'attenzione mediatica di queste settimane che le cose possano seriamente cambiare e che si è preso finalmente coscienza di questo fallimento totale della gestione della sanità calabrese. 
Mi auguro si possa aprire al più presto un dibattito serio, concreto e fattivo che sia capace di mettere finalmente al centro di ogni azione la tutela dei diritti dei cittadini, che chiuda i pozzi senza fondo della sanità privata e che, soprattutto, risarcisca i cittadini di quei territori come Cariati che 10 anni fa, per scelte scellerate, sono stati costretti a pagare il prezzo più alto in termini di offerta sanitaria di tutta la regione Calabria.
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